“La maledizione del ragno”, un romanzo dark fantasy che esplora le terribili e oscure radici dell’odio

Videorecensione del libro “La maledizione del ragno”

La maledizione del ragno

Frances Hardinge; traduzione di Giuseppe Iacobaci e Anna Maria Biavasco

Mondadori, 2023, 514 p.

€ 18,50 ; Età: da 15 anni

Recensione di Riccardo Pontegobbi

Procede con il vento in poppa la produzione dark fantasy di Frances Hardinge. Quest’ultimo romanzo rivolto ai giovani adulti conferma, nel quadro di una sempre più ricercata complessità di plot e tematiche, la qualità e l’originalità dell’autrice britannica.

Stavolta la storia si cala nelle terre immaginarie di Raddith, nella sua capitale Middleport, dove una comunità operosa, governata dalla Gilda, una corporazione di maestri mercanti, vive al confine con i Meandri, un vasto territorio fitto di boschi acquitrinosi infestati da strane creature. Nei Meandri, dove la terra incontra il mare, vibrano sogni oscuri e luci danzanti, proliferano minuscoli esseri tutte zampette come i Piccoli Fratelli e galoppano temibili cavalli palustri mangiatori di uomini.

Sono proprio i Piccoli Fratelli a portare nel cuore di Raddith il terribile morbo che affligge da secoli la comunità, donando a chi è consumato dalla rabbia, dall’odio o dal dolore, il potere di lanciare maledizioni in grado di annientare il nemico o trasformarlo in qualunque oggetto inanimato, o nel più bizzarro degli esseri viventi. Il focoso quindicenne Kellen, accompagnato da Nettle – saggia coetanea riportata dall’amico a umane sembianze dopo un triennio vissuto da maledetta in forma di airone– è l’unico in grado di affrontare e sconfiggere le maledizioni, grazie alla capacità di dipanarle, di scioglierle come se fossero i fili di un’intricata matassa, risalendo nodo dopo nodo alle cause che le hanno provocate e ai maledicenti che le hanno scagliate.

L’icastico titolo originale dell’opera, Unraveller, sta infatti a rappresentare il soggetto che risolve, dipana, sbroglia, districa, ma anche disfa, appropriata accezione di uno dei curiosi effetti collaterali del dono di Kellen, un dono che ha risvolti dolorosi e pericolosi. Questa intrigante storia finirà per rivelarsi un aggrovigliato complotto – ordito dalla schiera dei maledicenti guidati da insospettabili membri della Gilda – per il cui scioglimento non basteranno le pur notevoli abilità dipanatorie di Kellen.

Il romanzo pur traendo ispirazione da leggende, fiabe e ballate della tradizione popolare ha una sua cocente attualità, mettendo in campo, tra l’altro, una approfondita riflessione sull’odio, la sua forza oscura e terribile e le sue occultate radici, attorcigliate come sono alla solitudine e alla paura.

Leggi su questo sito anche la recensione di Una ragazza senza ricordi, un complesso fantasy con indimenticabili personaggi femminili.

Testo tratto da: LiBeR n. 141 (gen.-mar. 2023)

Frances Hardinge

E' cresciuta nel Kent. Ha studiato letteratura all'Università di Oxford e ha cominciato la sua carriera dopo aver vinto il premio di una rivista. Ora vive a Londra e si dedica alla scrittura a tempo pieno. Adora indossare vestiti vintage. Ha vinto diversi premi letterari, fra cui il Costa Book Award 2015 per L'albero delle bugie (Mondadori, 2016). In Italia ha pubblicato anche Volo nella notte (Fabbri, 2006), Una ragazza senza ricordi (Mondadori, 2017), La voce delle ombre (Mondadori, 2018) e La luce degli abissi (Mondadori, 2020).

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