Vita da cani
Arne Svingen; traduzione di Lucia Barni
La Nuova frontiera Junior, 2024, 220 p. (Narrativa)
€ 16,90 ; Età: da 12 anni
Recensione di Paola Benadusi Marzocca
“Più conosco gli uomini. Più amo i cani”, diceva il famoso illusionista Lafayette che aveva per la sua cagnolina un affetto incondizionato. Secondo un’antica leggenda lappone i cani hanno perso il dono della parola quando questa fu data all’uomo, ma hanno mantenuto la capacità di comprendere. Non c’è animale più vicino all’uomo del cane e si può aggiungere che esistono cani indimenticabili per i loro padroni.
Sicuramente lo sa bene Kjell, protagonista del bel romanzo dello scrittore norvegese Arne Svingen. La voce narrante è quella di Basse, cane bastardo e intelligente, che in più di un’occasione salva il suo padrone da situazioni assai pericolose, consapevole di appartenergli per l’eternità. Kjell è tossico e si trova spesso invischiato in episodi di violenza e spaccio di droga da cui si salva per merito di Basse che si azzarda anche a fare considerazioni filosofiche sul suo padrone. È convinto che Kjell sarebbe stato un ragazzino normale che avrebbe potuto fare qualcosa di diverso nella sua vita se “avesse avuto una vita diversa”. Nella sua saggezza canina è convinto che i cani abbiano una persona alla quale appartengono ciecamente e che sia importante saper rimanere al proprio posto senza imitare l’essere umano.
Il punto di vista originale di questa narrazione sconfessa il credo che gli uomini pensano e gli animali si lasciano vivere. Sembrerebbe il contrario, ma tutto raccontato con humor e leggerezza, una sorta di fiaba moderna che lascia intravedere una società complessa dove i cattivi hanno spesso la meglio, ma non è detto che prevalgano. Sicuramente fa venire voglia di avere un cane. La vita nelle città è più che mai difficile per loro. C’è poco spazio e molta insofferenza. I marciapiedi sporchi dei loro escrementi sono la prova lampante dell’involgarimento della società. “Vita da cani” dice il proverbio, abbandonati, come dicono i numeri, senza pietà da padroni che non si può che definire malvagi, soprattutto d’estate, e destinati perciò a una misera fine. Non va dimenticato che il desiderio di stare vicino al padrone o alla padrona nella buona e nella cattiva sorte è una caratteristica peculiare dei cani, “creature strane e meravigliose”, come scrive Gerald Durrel, “con cui si può dividere un’esistenza; e nessuna esistenza è completa senza un cane”.
Chi ha un cane non può ignorare di avere obblighi morali nei suoi confronti, e se non li sente è preferibile che rinunci a tenerlo. La caratteristica di essere fedeli al padrone rende i cani simili l’uno all’altro. Scrive Conrad Lorenz nel suo magnifico libro E l’uomo incontrò il cane (Adelphi): “Il cane è del tutto privo di diritti non soltanto secondo i parametri del codice, ma anche per la sensibilità di molti uomini. Ci sono persone che non vogliono saperne di avere un cane, pensando al dolore che procurerà loro l’inevitabile distacco”. Ma il dolore fa parte della vita umana e proprio l’amore per la vita in tutti i suoi aspetti gioiosi e drammatici trapela nel testo di Lorenz lasciando un’immagine del cane colto nella profondità dei suoi istinti naturali e nel rapporto di profondo amore che lo lega all’uomo anche se spesso non lo merita.
Arne Svingen
È uno dei più importanti autori norvegesi per ragazzi. Impegnato nel promuovere la lettura tra i più giovani, ha scritto per loro decine di libri, oltre ad alcuni testi per adulti, drammi radiofonici e graphic novel. I suoi libri affrontano temi molto diversi: thriller per ragazzi, titoli umoristici, o argomenti ben più seri, come gli ex bambini soldato o il tema della droga.