“Chi sono io?” Il complesso percorso di costruzione dell’identità dei figli adottivi nelle narrazioni per l’adolescenza

Percorso di lettura a cura di Barbara Confortini

L’adolescenza è una delle fasi più complesse e delicate per la crescita dei ragazzi: vi avvengono tutte le trasformazioni, fisiche, cognitive e sociali; è segnata da profondi e continui mutamenti, da incertezze, paure e cedimenti e i ragazzi vivono contemporaneamente il desiderio e la paura di diventare grandi e indipendenti. Ragazze e ragazzi attraversano momenti di opposizione, trasgressione, provocazione e sfida: stanno prendendo e devono prendere le distanze dalla propria famiglia. Arrivano le prime discussioni, i primi conflitti: devono rinegoziare il ruolo in famiglia e trovare il loro posto nel mondo per sentirsi adeguati. L’adolescenza diventa una vero e proprio banco di prova tanto per i ragazzi quanto per i genitori che sentono messo in discussione il loro ruolo. I ragazzi sperimentano, fanno conoscenze e decidono chi sono e dove vogliono andare. Definiscono, insomma, la loro identità, ruolo di grande rilievo all’interno dello sviluppo.

Per approfondimenti sul tema e utili percorsi di conoscenza si rimanda al sito di Italia Adozioni, Logo ItaliaAdozioniassociazione di promozione sociale attiva sul web e presente sul territorio nazionale: https://italiaadozioni.com/

 

Se per ogni adolescente questa è una fase fondamentale per la costruzione dell’identità, per l’adolescente adottivo la sfida è ancora più complessa. I ragazzi e le ragazze in questo periodo fanno i conti con le relazioni familiari e con quelle amicali, ma anche con la storia delle origini, con i ricordi e il bisogno di informazioni che riguardano la loro vita preadottiva. Se ogni ragazzo in adolescenza cerca di rispondere alla domanda “Chi sono?”, nel caso di adozione la domanda si configura diversamente: “Qual è la mia identità biologica e da chi ho ricevuto questo corpo?”.

Il figlio adottivo dovrà essere capace, individualmente, ma anche con il supporto della propria famiglia, di affrontare il proprio passato per realizzare un presente e un futuro che lo porti a costruirsi un’immagine di sé, consono alla vita che ora gli appartiene; i genitori adottivi dovranno fornire supporto e insegnare ai propri figli la giusta via per capire chi sono davvero, nonostante la loro natura differente (come viene rappresentato nel cartone animato La Gabbianella e il gatto, dove il gatto Zorba nonostante la sua diversità, insegna alla Gabbianella a volare).

 

 

È comune per tutti i ragazzi e le ragazze il desiderio di sapere di più delle proprie origini, di come sono nati, come erano da piccoli. Questo bisogno denota la grande importanza della storia personale per la costruzione dell’identità e della conoscenza di sé: il passato fa parte di noi, le nostre radici ci permettono di imparare qualcosa di più su come siamo fatti, sui nostri bisogni, sulle nostre difficoltà. È questa la sfida di ogni adolescente e, in modo ancor più particolare, dell’adolescente adottivo. Andare alla ricerca di una risposta alla domanda “chi sono io?”, per poter rivivere al di fuori dall’età infantile.

Penso a quanto sia ancora attuale a tale proposito il libro Polissena del porcello di Bianca Pitzorno, dove   Polissena Gentileschi nei suoi undici anni di vita aveva fantasticato sul fatto di non essere veramente figlia dei suoi genitori. Sentirsi dunque adottati, venuti da lontano, stranieri, estranei nella propria famiglia è una sensazione, un’immagine, un pensiero che almeno una volta è balenato nella mente di tutti. Immaginiamo cosa può passare nella mente e nel cuore di un figlio adottato.

Ecco che la letteratura per l’infanzia, forte della sua storia e cultura, si fa carico di un problema di informazione e chiarificazione e attraverso l’affabulazione delle storie, crea conoscenza, identificazione ed inclusione, oltre a proporre ai giovani lettori nuove esperienze di vita. Questo percorso di lettura - rivolto ai ragazzi e alle ragazze dagli 8 ai 14 anni - propone romanzi dove il tema che li lega è quello della crescita e della formazione personale, caratterizzata dai cambiamenti tipici del passaggio dall'adolescenza al mondo adulto. Fanno da sfondo alle vicende dei protagonisti ambientazioni storiche e contemporanee. Di alcuni dei romanzi proposti è stata realizzata anche la versione cinematografica, che consente un ampliamento del percorso di lettura e interessanti confronti. Molti testi sono di autori stranieri perché all’estero la letteratura su questo tema è più diffusa, anche se diversi autori italiani, hanno già iniziato ad affrontare questo argomento di attualità.

In Italia per questi temi abbiamo dovuto aspettare la fine degli anni Novanta con il Bambino della domenica (Gudrun Mess, Campanotto, 1992). La bambina protagonista, della quale non viene mai detto il nome, narra la propria esperienza in orfanotrofio e la graduale conoscenza con Ulla, sua “mamma della domenica”, che diventerà sua madre adottiva, e guarda caso è una scrittrice per ragazzi. In seguito, arrivò il romanzo Bambina affittasi (Jacqueline Wilson, Salani, 1994): la protagonista, Tracy, bambina abbandonata che passa da un istituto all’altro, racconta nel diario, con grinta e ironia, le proprie vicissitudini e la speranza, della quale è poco convinta, di rivedere la mamma e di essere affidata a una nuova famiglia.

L’editoria ha seguito lo svilupparsi del fenomeno dell’adozione, anche se il panorama editoriale italiano non è vastissimo, pur non mancando buoni testi. La letteratura per ragazzi continua a trattare temi sempre più delicati, cercando di portare l’attenzione sul tema dell’adozione. I racconti di seguito presentati sono stati considerati per la loro qualità letteraria e per la loro contemporaneità (sia in merito alla data di pubblicazione, sia all’attualità dei fatti narrati). Il percorso bibliografico propone una breve analisi di alcune delle opere più significative del panorama contemporaneo offerto in Italia, evidenziandone il potenziale letterario. La letteratura per ragazzi è un importante strumento di formazione dell'immaginario collettivo, in grado di tracciare dei percorsi di vita, reali o immaginari, e di creare una serie di valori e percezioni.

Fra le opere rivolte ai ragazzi fra gli 8 e i 9 e fra i 13 e i 14 anni, possiamo individuare alcuni nuclei tematici più frequenti: il disagio, la fuga, la ricerca, i rapporti interculturali, e gli interrogativi dolorosi.

Per esempio, il tema della fuga dall’orfanotrofio o dalla pseudo famiglia viene raccontato in modo interessante e coinvolgente in alcuni titoli come in Fuga verso Parigi (Mireille Boulaire, Edizioni Messaggero, 2001), ma anche in Tre nella notte (Sara Cerri, EL,1999) e in Rito di passaggio (Richard Wright, Mondadori, 1998).

Attraverso la lettura possiamo imbatterci nel mondo delle comunità educative, possiamo conoscere la realtà dell’affido, delle case-famiglia, delle adozioni, possiamo conoscere figure di educatori e genitori che seguono i ragazzi che hanno in affidamento, cercando di guidarli perché possano crescere con le stesse opportunità dei loro coetanei. Conosceremo storie di ragazzi diversissimi tra loro, che troppo spesso rischiano di essere etichettati, e che invece hanno solo bisogno e diritto di essere ascoltati, capiti e accolti. I romanzi presentano a lettori e lettrici storie di formazione identitaria dove i protagonisti sono giovani in bilico in cerca di sé, raccontano i momenti, le situazioni, gli eventi scatenanti che segnano il passaggio a una nuova consapevolezza: la scoperta di essere stati adottati, nuovi amici, avventure rischiose, il superamento delle proprie paure, insomma una sorta di bussola per orientarsi in quel viaggio interiore alla ricerca della propria identità. Quali risposte dare se a interrogarsi sul tema dell’adozione non sono più i bambini ma ragazzi adolescenti? Possiamo provare attraverso  il percorso  bibliografico a comprendere anche il tema di grande discussione e attualità, come quello della ricerca delle origini da parte degli adottati. Ho sempre ritenuto utile per le figure adulte, siano essi educatori o genitori, leggere le storie che hanno per protagonisti gli adolescenti perché possono aiutare a comprendere cosa si muove nella testa e nel cuore dei ragazzi. I libri per ragazzi parlano di fuga, di ricerca ma anche di rapporti interculturali e possono essere un valido strumento per orientarsi in una sorta di viaggio, anche interiore, alla ricerca della propria identità.

La letteratura si interroga su quali siano i sentimenti che prova un ragazzo o una ragazza che scopre di essere stato adottato, cosa agita un adolescente che si guarda allo specchio per capire a chi somiglia, come si sente quando si chiede: “perché sono stata abbandonato, quale sarà il viso della mia mamma? Da quale storia provengo? Quale vita avrei avuto se…?”. Proprio questi contrastanti, controversi stati d'animo agitano il cuore di Milly, il cui nome in origine è Milagros, Miracolo, scritto su un foglio quando fu abbandonata in orfanotrofio di un paese sudamericano squassato dalla guerra civile. Fra le insicurezze di Milly, quindicenne del Vermont adottata, c'è la mancanza delle proprie radici, ma un nuovo compagno di scuola, latino-americano come lei, le dà il coraggio di andare alla ricerca dei genitori biologici. Piccoli miracoli (Julia Alvarez, Giunti, 2008), è un testo coinvolgente, poetico, in cui si fondono tanti temi importanti: amicizia, famiglia, ma anche la democrazia, la solidarietà e anche il difficile cammino verso la democrazia di tanti paesi sudamericani. Questo, insieme ad altri libri, possiamo dire che ha dato vita ad un filone che ha il connotato della sofferenza: Il vento di Santiago (Zannoner )e Il giorno in cui Gabriel scoprì di chiamarsi Manuel Angel (Massimo Carlotto), toccano il nervo scoperto dei figli dei desaparecidos adottati dai torturatori in Cile e in Argentina.

Il tema del “viaggio” lo ritroviamo ne La Vagabonda, (Sharon Creech, Mondadori, 2004): Sophie, 13 anni, sembra ignorare di essere stata adottata a 10 anni dopo aver perso drammaticamente i genitori. Attraverso i suoi diari e quelli del cugino Cody, in un lungo viaggio con gli zii su un veliero dall'USA all'Inghilterra, Sophie deve fare i conti con il proprio passato per poter affrontare ciò che la aspetta. Un viaggio avventuroso tra i mari dell’oceano e dell’adolescenza, una scrittura che gioca sul non detto per svelare un mistero che vedrà Sophie navigare nella profonda, misteriosa corrente del passato. Un romanzo coinvolgente. La scoperta e la conoscenza della propria storia la leggiamo in La casa di betulla (Louise Erdrich, Feltrinelli, 2006): Madeline Island, 1847, l'ojibwa settenne Omakayas sopravvissuta con altri membri della famiglia a un'epidemia di vaiolo, nell'apprendere perché non ha contratto la malattia scopre un importante segreto che la riguarda.

Anna Genni Miliotti, come autrice italiana, ha il merito di aver introdotto un linguaggio nuovo e coraggioso parlando di adozione. Lo ha fatto prima con il libro Mamma di pancia mamma di cuore (Editoriale Scienza, 2003), e lo ha fatto dopo con due romanzi per adolescenti dove ha trattato il tema della ricerca delle origini. Al riguardo ha sottolineato che si tratta di un diritto dell’adottato, un  bisogno primario, che motiva a compiere straordinari percorsi di vita, e ha rassicurato che la ricerca delle origini non è il sintomo di una mancanza di affetto verso i genitori adottivi, ma è l’espressione di una curiosità individuale di ricostruire e riconoscere il proprio passato. Ha riassunto tra cronaca e finzione il tumulto di vicende, emozioni e sentimenti messi in moto dall’evento dell’adozione con ben due romanzi dedicati ai suoi figli. Il primo Quello che non so di me (Rizzoli, 2006), dove Dasha, Daria in italiano, è stata adottata quand’era piccola da una coppia toscana. A tredici anni chiede di tornare in Russia per ritrovare il suo passato. È l’inizio di un viaggio che porta madre e figlia fino al piccolo paese di Stepantsevo: è un racconto a due voci, di una mamma per scelta e di una ragazzina in cerca di sé stessa. Successivamente con Ho deciso di tornare. Quando Serghiey andò in Russia a cercare le proprie radici (Libriliberi, 2013), ha raccontato la storia di un ragazzo russo adottato da una famiglia italiana che intraprende un viaggio in Russia alla ricerca delle proprie radici prima di affrontare nuove tappe del proprio percorso di crescita. Nel suo viaggio Serghiey, oltre a conoscere più a fondo il suo Paese, avrà anche la possibilità di ritrovare sé stesso. Al ritorno in Italia, tra gli affetti della sua famiglia, troverà finalmente la forza per affrontare il suo presente.

A otto anni anche per Zafferano, detta Saffy, in L'angelo di Saffy (Hilary McKay, Feltrinelli, 2006), scoprire di essere stata adottata la getta nella più assoluta disperazione. Comunque, circondata dagli affettuosi, stravaganti e goffi aiuti della sua numerosa famiglia adottiva e da un'amica, Sara, una ragazzina in sedia a rotelle, riesce a venire a capo di un vago ricordo d'infanzia e di una misteriosa eredità. Un libro divertente, che sa raccontare con delicatezza il tema della morte, il senso di esclusione e di abbandono che si vive quando all’improvviso si scopre di non essere parte di un tutto, quando le certezze sembrano sgretolarsi lasciando un senso di vuoto. Ecco che i romanzi ci aiutano anche a riflettere sul significato di “famiglia”, in tutte le sue accezioni: perché le famiglie non sempre sono quelle in cui si è nati, ma sono sempre quelle in cui si impara a coltivare affetti e relazioni.

Un romanzo fantasy è Il grimorio di Venezia, (Michelle Lovric, Salani, 2011): racconta di Teodora, undicenne di Napoli, giunta a Venezia con i genitori adottivi, scienziati incaricati d'investigare su certi fenomeni che stanno sconvolgendo la città, vive un'incredibile esperienza e trova le proprie origini.

Ritroviamo il tema della scoperta di essere adottata anche in Da oggi sono felice (Sarah Weeks, Beisler, 2012). Una storia forte di Sarah Weeks, oserei dire un gran bel romanzo di formazione nella letteratura per ragazzi. Verbene Colter racconta l'estate che segna il suo passaggio a una nuova consapevolezza: la scoperta di essere stata adottata, un nuovo amico, un'avventura rischiosa, il superamento delle proprie paure. Ha da poco ha scoperto di avere quattro genitori. Il padre e la madre biologici non se la passano troppo bene: lui è in carcere, accusato di omicidio, lei è un'alcolista irriducibile. Ha bevuto così tanto durante la gravidanza che Verbena è nata con l’alcol in corpo. Ora è guarita grazie alle cure e all’amore dei nuovi genitori. Ma le ferite dell’anima faticano a rimarginare. Verbena è aggressiva con la seconda mamma, non riesce a trovare il suo posto nel mondo. L’incontro con Pulce, il ragazzino nuovo vicino di casa, darà inizio alla grande battaglia per liberarsi dalla prigione del passato.

Di volta in volta i romanzi affrontano con una accresciuta consapevolezza e conoscenza temi importanti. Per esempio, Nemmeno un giorno (Antonio Ferrara e Guido Sgardoli, Il Castoro, 2014), coglie davvero bene il tumulto di emozioni che si agitano in un adolescente. Un racconto emozionante, scevro da pregiudizi e presunzione; un protagonista capace di trasmette tutta la fatica che fanno i bambini adottivi a non perdere di vista la vita attuale perché provano un senso di inadeguatezza, che a volte li rende prigionieri del mito della famiglia di origine. Leon ha il fuoco sotto i piedi. Non può restare in Italia, con quella famiglia che non è la sua: Leon è stato adottato, e anche se i nuovi genitori sono brave persone, ha bisogno di tornare a casa, di ritrovare il suo passato. Tra musica, rabbia, paure e nuovi incontri, il suo viaggio sarà diverso da come si aspettava e lo costringerà a chiedersi chi e cosa è davvero importante per lui. Intenso il momento in cui il legame affettivo con i genitori adottivi si disvela nella sua forza e importanza, in cui cade il velo di rifiuto che il ragazzo aveva posto, quasi a protezione di sé e della sua storia, e la certezza di essere amato e accolto si palesa come una rivelazione: “E alla fine penso che forse padre non è chi ti ha fatto nascere no. Forse padre è chi ti veste, ti dà da mangiare, ti insegna a fare le cose, ti sta accanto. Sempre e comunque”. Ora so volare (Michaela  DePrince, Mondadori, 2015), è invece l’autobiografia dell'autrice: giovane ma già famosa danzatrice africana che, rimasta orfana e adottata in USA, ha combattuto per affermare il suo diritto alla danza classica nonostante il colore della pelle e la vitiligine. Sono davvero meravigliosi questi  genitori. Con loro Michaela ha trovato la forza di superare la sua infanzia e gettarsi anima e corpo nella danza. Michaela è diventata famosa grazie al film-documentario First position, che racconta gioie e dolori di chi si prepara per lo Youth America Grand Prix.

Il mondo fino a 7 (Holly Goldberg Sloan, Mondadori, 2015), è una storia che cattura e coinvolge, con un intrecciarsi di prospettive diverse che scandiscono il ritmo della narrazione. Racconta una vicenda dai presupposti drammatici, senza scivolare in soluzioni scontate, con un approccio realistico, concreto, per arrivare ad un finale che non è lieto a tutti i costi, ma che ci regala un messaggio di speranza e ottimismo. Willow, dodicenne californiana intelligentissima che ha la passione per il giardinaggio, il numero 7 e la diagnosi di patologie, quando i genitori adottivi muoiono in un incidente trova un nuovo, impensabile equilibrio. Una storia che si legge tutta d’un fiato, densa di suspense e di emozioni, con una bellissima protagonista, ruvida e struggente è Oro (Marcel Marcel A.,Feltrinelli, 2016): Lena, orfana tredicenne dotata di poteri paranormali, viene adottata da una coppia che ha già cinque figli adottivi, tutti come lei segnati da un passato difficile, ma fatica a sentirsi parte di una vera famiglia. Finché nella sua vita arriva uno strano ragazzo: Oro. Un libro pungente e vivo. Un libro sulla bellezza della diversità. Un romanzo di formazione, con un tocco di sovrannaturale e un finale inaspettato. Ecco l’adozione è uno strumento per restituire a bambini e bambine il diritto di crescere in una famiglia. Attraverso le leggi che la governano si creano famiglie e si trasformano persone. L’adozione tesse legami, a volte esili e frammentati, a volte pieni di forza vitale.

Il romanzo Odio il Piccolo principe (Anna Vivarelli, Piemme, 2016) ha una trama toccante, che non lascia certo indifferente chi legge e mette in evidenza due sentimenti: la riconoscenza e la capacità di perdonare. Tratta, con garbo e delicatezza, un tema spinoso come quello dell’adozione e tenta di far capire agli adolescenti che crescere non è facile, e che fare i genitori non è così semplice come sembra. Il veneziano Lorenzo, adolescente difficile e ora in crisi perché ha appena saputo di essere stato adottato, trascorre un periodo estivo dalla nonna a Torino, scoprendo molto su di sé e migliorando la propria vita. A un passo dalle stelle (Daniela Palumbo, Giunti, 2016) è un romanzo rivolto ai ragazzi e anche agli adulti: affronta il tema dei difficili e complessi rapporti familiari in un contesto sempre più caratterizzato dalla velocità e dalla superficialità. Giorgia, sedicenne in crisi con i genitori adottivi e con sé stessa, durante un viaggio a piedi lungo la via Francigena incontra l'amore, legge le lettere di uno sconosciuto e intraprende un percorso di crescita e serenità. Lion: la strada verso casa (Saroo Brierley, Rizzoli, 2016) è intenso e commovente, racconta una realtà drammatica attraverso il viaggio compiuto dall'autore dall'Australia — dove fu adottato da piccolo — all'India alla ricerca della propria famiglia d'origine, da cui restò separato dopo aver compiuto senza volerlo un lunghissimo viaggio in treno. La strada verso casa è una storia che è diventata un film prodotto dalla Weinstein Company e diretto da Garth Davis, con Nicole Kidman, Rooney Mara, David Wenham e Dev Patel nei panni di Saroo Brierley. Già pubblicato da Fabbri editori con il titolo La lunga strada per tornare a casa.

È una prosa ricca di poesia Per sempre o per molto, molto tempo (Caela Carter, Mondadori, 2017) che tocca temi importanti come l’essere famiglia, l’adozione, la guarigione dalle ferite primarie e i ruoli genitoriali; parla di affido, adozione e della difficoltà di trovare un senso alla parola famiglia, ma anche alla propria nascita se non si hanno ricordi specifici al di là di poche immagini confuse. L'undicenne Flora e il fratellino Julian, che dopo una serie di affidamenti familiari sono stati adottati da genitori amorevoli, elaborano fantasiose teorie sulla propria origine mentre combattono con i traumi del passato. Emily aiuta Flora ad esprimere ii sentimenti a cui non riesce a dare voce e nome, certo, non è facile ma è possibile raggiungere un porto sicuro dopo aver affrontato il mare in tempesta del dolore e dell’angoscia: questo luogo si chiama Famiglia — di ogni tipo, senza distinzione di razza, genere e stato civile — dove ciò che dona forza e nutre è l’amore, unico e incondizionato. La grande Gilly Hopkins (Katherine Paterson, Mondadori, 2017) è un libro ben scritto e con un finale non scontato che affronta con sensibilità i rapporti tra il mondo giovanile e quello adulto portando i giovani lettori a riflettere su temi importanti e reali come i legami familiari, gli affetti, l’amicizia, la delusione, l’abbandono. Galadriel Hopkins, detta Gilly, undicenne aggressiva e selvaggia, tenta di raggiungere la madre, che l'ha abbandonata da piccola, nonostante il legame con la nuova famiglia cui è stata affidata vada progressivamente migliorando. Con una scrittura leggera e quotidiana, adatta ai bambini di ogni età, un linguaggio spesso ironico e velatamente moraleggiante, la Paterson è riuscita a creare una storia che ti rapisce totalmente. Da questo romanzo è stato tratto il film omonimo del 2015, diretto da Stephen Herek con Kathy Bates, Glenn Close e Julia Stiles. Una storia di generosità, di solidarietà e di fiducia è Girasole (Cao Wenxuan, Giunti, 2017). Girasole ha sette anni quando si ritrova orfana in una zona rurale e sperduta della Cina. Il suo destino sarà quello di andare in affidamento a una delle famiglie del villaggio in cui però i contadini sono poveri e una bocca in più da sfamare è un bel problema. Solo la famiglia di Bronzo, un ragazzino muto, deciderà di accoglierla dando prova di grande coraggio e umanità. Cao Wenxuan ha vinto il prestigioso Hans Christian Andersen Award 2016.

La famiglia X. (Matteo Grimaldi, Camelozampa, 2017): Michael ha 13 anni e ama la matematica perché ha delle regole chiare. Però nella sua vita c’è ben poco di chiaro: dopo l’arresto dei suoi genitori, irrompono nella sua vita assistenti sociali, un’anziana signora, l’affascinante e ribelle figlia del sindaco e infine i suoi genitori affidatari, una coppia di papà. La famiglia X è una lettura delicata, e leggera che tratta temi importanti senza toni drammatici. Tutto è narrato col sorriso: il valore della famiglia, cosa voglia dire essere amato, e quanto possano diventare importanti le persone che ci circondano senza che neanche ce ne accorgiamo. Oltre ad essere una lettura dallo stile semplice e scorrevole, riporta tematiche attuali quali l’omofobia. Un romanzo dalla trama avvincente, che invita i ragazzi a riflettere sulla propria identità, sul rapporto con i genitori e sul valore di ciò che abbiamo nel presente, è Torna da me (Luigi Ballerini, Il Castoro, 2018). Paolina, Mattia, Eleonora e Alberto, anche se diversi fra loro, hanno molto in comune: il liceo, l’amore, i conflitti con le rispettive madri, l’amicizia. C’è però un segreto che li unisce più di ogni altra cosa, anche se non lo sanno: tutti hanno perso qualcuno di importante. Ma i segreti non durano per sempre. Una donna vestita di rosso compare nella loro vita e cambia tutto. È una rivelazione assurda, incomprensibile, dolorosa, eppure vera e reale. Come in altri romanzi, anche in questo, l’autore affronta tematiche legate al mondo attuale, capaci di intercettare le urgenze dei ragazzi di oggi, soprattutto in relazione al rapporto tra realtà virtuale e reale. In Una per i Murphy (Lynda Mullaly Hunt, Uovonero, 2017) — vincitore del Premio Strega 2020 — l’autrice mette nero su bianco i sentimenti e i pensieri di una tredicenne, l’esperienza dell’affido raccontata con piglio tagliente e ironico da una ragazzina dei sobborghi di Las Vegas. Carley Connors, viene da Las Vegas, un posto dove piangere è roba da idioti; ma quando si trova piena di lividi in una stanza d’ospedale mentre sua mamma è in coma nella stanza a fianco, lei non trova la forza di lottare contro quello che la aspetta: l’affido temporaneo in una famiglia sconosciuta del Connecticut, i Murphy. I Murphy sembrano usciti da uno spot pubblicitario: ordinati, carini, perfetti... di plastica. Ma quella che a Carley all’inizio sembra una prigione, poco alla volta si trasforma in una vera casa. Possibile che esistano davvero le famiglie felici?

La ragazza degli orsi (Sophie Anderson, Rizzoli, 2020) è una storia intensa, drammatica, dolorosa e magica. Yanka, 12 anni, si interroga da sempre sulle proprie origini: è sicura che il mistero che avvolge la sua nascita abbia a che fare con l'irrequietezza che le agita il cuore. Per quanto ami il villaggio in cui è cresciuta con la madre adottiva, Yanka sente di appartenere a un altro mondo. La natura sembra parlarle; la foresta che circonda la sua casa le sussurra richiami sempre più insistenti. È lì, lei lo sente, che si nascondono le risposte che cerca. È lì, tra fiumi gelati e vulcani infuocati, che vive il ricordo di una storia scintillante come il più limpido cielo notturno. La sua storia: quella di Yanka l'orsa. Una ragazzina che non sa quale sia davvero il suo posto, crede che nel villaggio  gli  abitanti non l'accettino come parte della comunità, si sente diversa, sempre fuori posto, le sembra di non avere un vero scopo nella vita se non quello di conoscere le proprie origini. Chi non si è mai sentito così almeno una volta nella vita: persi, senza punti di riferimento, percorsi da seguire, per Yanka è lo stesso.  Sola, tremendamente sola, anche se non è così. Una storia che si muove su quel delicato tema che è la prima adolescenza, irto di pensieri esageratamente grandi (morte, identità, posto nel mondo…). A fine lettura il pensiero è solo uno: c'è un posto per ognuno di noi. Gli inadottabili (Hana Tooke ,Rizzoli, 2020) è un libro in cui tutti possono rispecchiarsi, sia per il semplice fatto che ci si vuole sentir parte di una famiglia, sia perché a volte famiglia è un concetto molto più ampio e la famiglia può essere anche solo le persone di cui ci circondiamo. E questo gruppo di dolcissimi ragazzi sono amici e complici prima di essere una vera famiglia. E sarà molto bello quando si renderanno conto che tutto questo viene prima di qualunque altra cosa. All’orfanotrofio del Piccolo Tulipano arrivano cinque neonati abbandonati nelle maniere più diverse (dentro una cesta a forma di bara, dentro un secchio per il carbone…). Così Milou, Dita, Oval, Finny e Sem diventano presto gli "inadottabili", casi disperati di cui la direttrice, l’arcigna signora Gassbeek, non riesce a liberarsi. Loro, però, sono uniti come fratelli e hanno trovato nell'amicizia la forza di resistere. I cinque amici sapranno tirar fuori il meglio per cavarsela in ogni situazione. E chissà se tutti troveranno una famiglia. Ma cos’è davvero una famiglia? Siamo abituati ad associare la famiglia ai genitori, ai fratelli, diamo per scontato che sia così per tutti. I bambini che vivono in orfanotrofio o nelle case-famiglia potrebbero rispondere nei modi più disparati. Magari qualcuno potrebbe anche dire che la sua famiglia sono i suoi amici. A pensarci è davvero così. Il nostro cuore identifica l’amore in tante forme diverse che non sempre rispondono ai canoni che la società ci impone. Una sola osservazione: magari potevano scegliere un titolo migliore! Come un seme di mela (Chiara Lorenzoni, Il Castoro, 2022) racconta del giorno in cui Tea viene data in affido a una lontana zia, è un po' spaventata. In effetti la zia Tessa è molto, molto originale, e la coinvolge subito nelle sue imprese. Ci saranno anche nuovi amici ad attenderla: Filli, con la sua energia contagiosa; il cane Timoteo, fifone ma non troppo; e Oliver che... be', non è niente male. Tea a poco a poco fiorisce, il coraggio non le manca. Anche quello di riconoscere, al momento giusto, la bellezza della famiglia più strampalata e affettuosa che si possa desiderare. Un romanzo capace di profondità e leggerezza. L’importate è vedere le cose da altri punti di vista e la consapevolezza che per cambiare e crescere bisogna accogliere chi si è, sentendosi giusti comunque.

La casa di Pine Island (Polly Horvath, Camelozampa, 2022), racconta delle quattro sorelle McCready che, quando si ritrovano orfane, partono dalla giungla del Borneo verso il Canada dove ad attenderle dovrebbe esserci una stramba prozia Martha. Al loro arrivo però le ragazze scoprono che anche lei è appena mancata, lasciando loro la sua splendida casa immersa nella natura tutta pronta per loro. Per evitare che i servizi sociali le separino, le sorelle dovranno elaborare un piano: funzionerà solo se nessuno si accorge che se la stanno cavando da sole. Uno stile effervescente per  un romanzo che alterna commozione e risate, una storia su ciò che davvero fa una famiglia. Romanzo dalla scrittura vivida e luminosa, Al di là del mare (Lauren Wolk , Salani, 2019) è una storia sul coraggio di crescere, di affrontare sé stessi e le proprie paure per scoprire quello a cui si tiene di più. Quando aveva poche ore di vita, Crow fu ritrovata in una vecchia barca che nella notte si era arenata sulla spiaggia: questa è la storia che le racconta Osh, il pittore, come una favola della buona notte. Per dodici anni Crow ha vissuto con lui su un'isoletta circondata dal mare e dal cielo, come sotto un incantesimo selvaggio e felice, accudita dal ruvido affetto della signorina Maggie. Sembra però che gli altri abitanti stiano alla larga da lei, come se ne avessero paura. Perché? Cosa si nasconde dietro le sue origini? Una notte vede divampare un incendio nell’isola di fronte. Da lì partirà la sua ricerca per scoprire la sua vera identità che la porterà su sentieri assai più pericolosi del previsto, che sfideranno la sua identità e il suo senso di appartenenza, ma che le riveleranno cos’è davvero una famiglia. Approderà alla sola verità possibile, quella del suo cuore, e a quella resterà fedele. Finalmente sarà felice di aver imparato qualcosa che non tutti sapevano: “che esistono legami più forti del sangue”. Infine, Sulle mie tracce  (Chloe Daykin, Giunti, 2023), un romanzo sulla ricerca delle proprie origini. Uno dei problemi del non saper nulla della tua famiglia d’origine è che non riesci proprio a smettere di farti delle domande. Anche Elvis se ne faceva tante di domande (chiedeva chi fossero stati i suoi genitori naturali, dove vivessero, cosa facessero per vivere, se fossero ancora vivi). Ma, soprattutto, Elvis si poneva una domanda ancora più difficile “Desidero sapere perché” Così, il giorno del suo dodicesimo compleanno, esprime il suo desiderio più intimo: “Desidero sapere perché”. Ed è proprio in questo perché" il fulcro della storia. Romanzo dal respiro ampio, strutturato e complesso ma ugualmente eccitante, suscita curiosità e voglia di calarsi nella storia per cogliere gli indizi più nascosti. Scoprirà come nessuno sia davvero ciò che dice di essere e tutti nascondono segreti legati al passato. Un romanzo in cui ci sono tutti gli ingredienti per una intricata avventura. Elvis piano piano cresce scoprendo se stesso, si muove tra la sua realtà di orfano adottato da un padre che ama e da cui è amato e l’indagine che gli dà la libertà di immaginare la parte perduta della sua storia, di cui sente la dolorosa mancanza. Elvis ricomporrà, come un puzzle, tutto quello che ha incontrato sulla sua strada.