“Ollie e i giocattoli dimenticati”, un oggetto transizionale a forte carica di perturbante

Ollie e i giocattoli dimenticati

William Joyce; trad. di Giuditta Capella

Rizzoli 2018, 294 p.

€ 18,00 ; Età: da 9 anni

Recensione di Riccardo Pontegobbi

Ollie è un “fatto a mano”, un animale di pezza costruito da una mamma in ansia per la sorte del bimbo che ha appena partorito. Lei non sa se il suo Billy sopravviverà, perché è venuto al mondo con un piccolo buco nel cuore e, mentre aspetta notizie dai medici, taglia morbide e preziose stoffe e le cuce con perizia nella forma di un orso-coniglio al quale aggiunge un cuoricino di stoffa e un campanellino appartenuti alla bambola Nina, il suo giocattolo preferito di quand’era bambina. Ollie è così un concentrato di speranza e nostalgia, il cui destino da “preferito” è segnato fin dal momento in cui, finalmente fuori pericolo, Billy lo farà suo afferrandolo e tenendolo ben stretto per un orecchio.

Negli anni a venire i due amici, legati da un forte sentimento di appartenenza, condivideranno molte esperienze: la più importante, la Grande Avventura, sarà causata dal rapimento di Ollie da parte del Re pagliaccio Zoso, che nutre odio per i “preferiti” perché ha dimenticato quanto sia gratificante far felice un bambino. La missione di salvataggio — farcita per il piacere del lettore di indimenticabili personaggi,  furiose battaglie e continui colpi di scena — riporterà Ollie alla luce, strappandolo dal sottosuolo degli oggetti dimenticati e abbandonati e, soprattutto, affermerà il valore e la forza del ricordo.

A metà Ottocento, prima che la nascente letteratura per l’infanzia si incaricasse con Hoffmann, Milne e Andersen di mettere in scena l’animazione degli oggetti, Charles Baudelaire osservò che i bambini non resistono al desiderio di smontare i giocattoli alla ricerca della loro anima e che, non trovandola, rimangono fortemente delusi. Al contrario, nel mondo di Joyce, come in quello dei grandi autori citati nella cui atmosfera viene immerso il lettore, i “manufatti” che lo popolano sono ricchi di anima e di risorse (come i libri nel prezioso cortometraggio I fantastici libri volanti di Mr. Morris Lessmore), e come tali sono compagni privilegiati, veri aiutanti magici nella crescita dei bambini. L’autore, abile anche ad ammatassare il sottotesto, non rinuncia a baloccarsi con le teorie winnicottiane sugli oggetti transizionali, grazie anche a un uso accorto del potenziale di perturbante di cui sono ricchi questi oggetti, apparentemente privi di vita, che chiamiamo giocattoli.

Testo tratto da: LiBeR n. 119 (lug.-set. 2018)

William Joyce

Regista, illustratore e scrittore di libri per ragazzi statunitense. In Italia, con Rizzoli ha pubblicato L’uomo della luna, Nicholas Nord e la battaglia contro il re degli incubi, Il coniglio di Pasqua e l’esercito delle uova, Ollie e i giocattoli dimenticati, e il bestseller internazionale I fantastici libri volanti di Mr Morris Lessmore, un albo illustrato diventato il cortometraggio vincitore del Premio Oscar nel 2011. Ha fondato i MoonBot Studios, una factory creativa di libri, film, applicazioni e giochi innovativi a Shreveport, in Louisiana, dove vive con la famiglia.