Il viaggio di Kiran
Nicola Cinquetti, Maria Girón
Camelozampa, 2023, 32 p. (Le Piume)
€ 17,00 ; Età: da 4 anni
Recensione di Barbara Confortini
È una notte di attesa, quella di Kiran. Non riesce proprio a dormire: domani tutto cambierà, ad attenderlo un’altra stanza, altri suoni, alcuni simili a quelli che già conosce, altri completamente nuovi... Ma come è lunga questa notte, il cuore carico di sogni, di aspettative. Non riesce a staccarsi da quella finestra e guardando fuori sente e vede degli animali: un gatto, un cane, una civetta e... un elefante! A questo punto Kiran si volta perché vorrebbe condividere con gli altri compagni di stanza il passaggio dell’elefante. “Non ci crederanno mai!” pensa Kiran. “Non ci crederanno mai che ho visto un elefante!” E così scopriamo che quella non è solo la sua cameretta.
Sembra voglia imprimersi tutto questo, tanto in testa che nel cuore così da poterlo ricordare, da poterlo portare con sé in qualunque posto si troverà. Sa che sta per allontanarsi da ciò che gli è noto e familiare per una nuova avventura. È emozionato, intimorito, si sente sperso e spaesato.
La notte è finita e il grande giorno è arrivato. Kiran vola oltre le nuvole e ascolta suoni di mondi diversi tra loro. Uno noto e uno sconosciuto. Mentre vola Kiran si addormenta e sogna. Sogna gli amici animali della notte precedente che lo sostengono durante il viaggio, gli sono vicini e lo rassicurano quando si sente smarrito. Ma l’elefante…?
Il testo è evocativo , intenso, ricco di metafore. La civetta simbolo del mondo notturno, affascinante e misteriosa, ma anche colei che “vede” con chiarezza ciò che appare nebuloso ed incerto, simbolo della saggezza, della sapienza ancestrale. Ma l’elefante? Tra gli animali, l'elefante rappresenta la saggezza, la maturità, la capacità di sfruttare il meglio da una situazione e la sapienza interiore. Kiran sta attraversando una fase positiva della sua vita. E l’elefante ha un forte significato simbolico che ha a che fare con la componente intima e istintuale della nostra vita.
Infine ritroviamo Kiran di nuovo affacciato a una finestra. Ma stavolta è la finestra della sua camera, una cameretta tutta sua, nella sua nuova casa. C’è una cosa però che non cambia: i versi degli animali fuori dalla sua finestra. È così che, sfinito si addormenta e la mattina dopo lo sveglia un “verso” a lui nuovo, ma meraviglioso e unico.
Il tema dell’adozione si rivela solo nelle ultime pagine, dando voce ai sentimenti e ai desideri di un bambino che sta per affrontare il cambiamento più grande della sua vita.
Un albo toccante da leggere insieme, bambini e adulti, per condividere emozioni e sensazioni di una storia dal respiro universale. Cinquetti sceglie di narrare un evento particolare: un bambino che sta per cambiare vita, che sta per avere una famiglia. Che sta per diventare figlio.
Non si può certo dire che non esistano storie sull’argomento, ma l’autore esce dai canoni consolidati, rifugge da toni consolatori o entusiastici. Ci trasmette quale emozione provoca l’attesa di un evento importante e come deve essere per Kiran, perso nei suoi pensieri. Nell’uso della lingua, che è cauta e misurata, si avverte il Cinquetti poeta. Eventi e azioni raccontano una sorta di pacatezza e dolcezza quotidiana disposta ad accogliere la tristezza, i dubbi e le incertezze che i cambiamenti comportano.
La narrazione sull’istituzionalizzazione è inedita, così come lo sforzo di raccontare il dolore dell’attesa del bambino, che spesso si dimentica a favore di quella dei genitori. È la potenza delle storie vere, delle storie piccole, delle storie a cui non servono fuochi artificiali per coinvolgere il lettore, perché parlano il linguaggio della quotidianità.
Le illustrazioni di Maria Girón, intense e delicate, trasmettono tutta l’attesa di Kiran, la sua emozione, sembra quasi di sentire il suo cuore battere, pieno di domande, di paure, di sentimenti contrastanti. Un albo che è un inno all’immaginazione dei bambini e alla loro capacità di trovare lo straordinario nelle cose più quotidiane e semplici.
Nicola Cinquetti
Nato nel 1965, vive a Pescantina, sulla riva dell’Adige. È sposato, padre di due figli, e insegna storia e filosofia in un liceo di Verona. Laureato in filosofia e in pedagogia (con una tesi sulla narrativa di Donatella Ziliotto), è autore di testi di poesia e narrativa per bambini e ragazzi. Nel 2017 è stato finalista al Premio Strega Ragazzi con Ultimo venne il verme, una raccolta di favole edita da Bompiani. Sempre per Bompiani ha pubblicato nel 2019 Il giro del ’44, un romanzo per ragazzi ambientato durante la Seconda guerra mondiale (finalista premio Laura Orvieto 2019, premio Orbil 2020). Ha vinto il premio Andersen 2020 come migliore autore ed è finalista al Premio Campiello Junior 2^ edizione con L’incredibile notte di Billy Bologna (Edizioni Lapis).
Maria Girón
E' nata a Barcellona nel 1983. Ha studiato Belle Arti all’Università di Barcellona, all’Accademia di Belle Arti di Bologna, si è laureata all’Università di Siviglia e si è quindi specializzata alla Escola Superior de Disseny i Art Llotja, a Barcellona. Tra i suoi libri editi in Italia, Arturo e l’elefante (Il Castoro), La mia invenzione scritto da Silvia Vecchini (Edizioni Corsare), Questa non è una papera scritto da Fulvia Degl’Innocenti (Il Castoro). Le sue illustrazioni sono state selezionate per l’esposizione dedicata a Gianni Rodari della Bologna Children’s Book Fair.