Esiste l’istinto materno? è sempre esistito? e che differenza c’è tra l’amore e l’istinto materno?

L’amore di una madre verso un figlio è davvero un fatto naturale e indiscutibile? - di Paola Benadusi Marzocca

Ai nostri giorni l’amore materno come tutti i concetti di istinto e di natura è divenuto sospetto. Mancano certezze, esistono solo ipotesi forse perché viviamo in un modello culturale complesso e conflittuale. Certamente in pochi sottoscriverebbero quanto ha scritto Bertrand Russell che la maternità e la paternità sono capaci di offrire la felicità più grande e duratura che la vita possa concedere.

La Festa della Mamma festeggiata recentemente, diventa quindi un motivo di polemica, ma tanti sono gli albi per bambini pubblicati di notevole interesse per immagini e contenuti. Mamma Abbracciami di Soledad Bravi (Clichy, 2024), Mamma mi racconti il tuo amore? di Giorgia Cozza con illustrazioni di Giulia Dragone (Fabbri, 2024) ed altri ancora.

È una legge della vita che ogni generazione contesti quella che l’ha preceduta ed è bene che ciò avvenga, altrimenti ci sarebbe una supina accettazione di valori e ruoli tradizionali; in effetti, l’unica figura che sfugge a questa regola che ogni adulto soffre sulla propria persona è la madre. Non si può negare che essa sia all’origine della vita e che l’amore materno non abbia bisogno di essere conquistato, né meritato. Ma è sempre stato così? L’amore di una madre verso un figlio è davvero un fatto naturale e indiscutibile? L’istinto materno è sempre esistito? E che differenza c’è tra l’amore materno e l’istinto materno?  Perché alcune donne ce l’hanno innato e alcune altre no? Bisogna considerare fuori della norma quelle che non lo possiedono? Da sempre la grande responsabilità di essere madre è gravata sulla donna, determinante la sua l’influenza nell’educare i figli, di conseguenza dura la condanna se fallisce questa impresa.

La studiosa francese Elisabeth Badinter  nel suo saggio L’amore in più. Storia dell’amore materno (Fandango Libri, 2012), affrontando questo tema attraverso i secoli dal diciassettesimo al ventesimo conclude che l’istinto materno non esiste, è un mito. Un concetto funzionale, non una quantità assoluta “un sentimento e come tale essenzialmente contingente. Questo sentimento può esistere o non esistere, esserci o sparire. Privilegiare un bambino e comprenderli tutti. Tutto dipende dalla madre, dalla sua storia e dalla Storia.”  Anche la letteratura lo riconosce: Anna Karenina, l’omonima protagonista dell’ indimenticabile romanzo di Tolstoj, amava disperatamente il suo primo figlio e non riusciva a interessarsi alla bambina avuta dall’uomo che adorava e che aveva cambiato la sua vita.


Parlare di amore paterno potrebbe sembrare un’eresia, in passato sia gli uomini che le donne si preoccupavano di lasciare dei discendenti, ma questo aveva ben poco a che fare con l’amore. Significava sentirsi parte di un futuro remoto e sconosciuto. Prolungare la vita oltre la morte è un bisogno profondissimo dell’uomo e se rimane insoddisfatto può provocare inquietudine e angoscia. La gioia di avere figli è anzitutto dei genitori e nasce dal desiderio di trattenere in qualche modo la vita e di conseguenza vincere quel senso di inutilità che spengerebbe tutte le emozioni. C’è anche un altro aspetto che subentra: la volontà di proteggere la nuova creatura indifesa, uno sforzo di tenerezza, di altruismo e soprattutto di amore.

Va preso atto che sempre più si sta diffondendo la tendenza delle donne di condividere con l’uomo l’universo e i figli. Questa volontà ha già cambiato la condizione umana almeno in alcune parti del mondo dando adito a dibattiti ed ipotesi contraddittorie. Dopo la tesi di Rousseau della donna femmina dedita soltanto alle cure domestiche compare ben netta la figura dell’uomo e padre. Sta cambiando l’idea dell’amore, e tra i giovani dopo un lungo periodo di smarrimento viene recuperato il concetto di passione amorosa come si può vedere da tanti romanzi per adolescenti sull’argomento, quali il romanzo di Laura Taylor Namey, La Libreria delle Cose perdute (HarperCollins), in cui la protagonista scoprirà l’amore come possibile attuazione di un sogno che diventa a poco a poco realtà.

Un incontro fatale con un ragazzo bello e gentile destinato a cambiare la vita di entrambi i giovani e non solo la loro nella grande tradizione letteraria dell’amore neoromantico.  E il recente successo de Il Fabbricante di lacrime di Erin Doom, pseudonimo di una giovane scrittrice italiana, il cui successo è stato decretato dai media (Magazzini Salani) e subito catapultato su Netflix.

In quest’ottica anche la figura della mamma acquista una nuova e più variegata dimensione. Basta ricordare la lirica che Ungaretti scrisse per la morte della mamma  (“La Madre”) nella quale immagina il momento in cui si ricongiungerà con lei in cielo, lo prenderà per mano e lo condurrà davanti a Dio. Siamo alla sublimazione del sentimento materno, ma resta vero l’inesauribile anelito della madre di dare, di essere vicino al figlio, un amore che non scompare neppure con la fine dell’esistenza.