Bad Habit: la parola proibita
Flynn Meaney
DeA Planeta Libri, 2021, 352 p.
€ 15,90 ; Età: da 14 anni
Recensione di Riccardo Pontegobbi
È una bella sorpresa quella che ci riserva Bad Habit: la parola proibita della statunitense Flynn Meaney, spumeggiante cronaca di un semestre scolastico vissuto spericolatamente da Alex Heck — 17 anni, minigonna jeans e anfibi d’ordinanza — presso la St Mary Catholic School del Minnesota. Esperta in precipitose fughe dai dormitori maschili del campus, dove è stata costretta dopo il divorzio dei ricchi genitori della West Coast, Alex è insofferente alla rigida disciplina della scuola cattolica, disciplina con la quale è spesso costretta a fare i conti, come succede fin dalle prime pagine del libro quando la incontriamo nell’ufficio del preside, ad un passo appena dall’espulsione, soluzione questa peraltro assai gradita dalla ragazza: “Addio, St Mary! Addio, lezioni alle sette del mattino, messa e coprifuoco! Addio, preti e suore che sbucano dietro ogni angolo, pronti a spiare ogni mia mossa! Addio, gelidi inverni del Minnesota e secchioni leccaculo che mi guardano come se fossi una serial killer ogni volta che sparo un vaffanculo!”.
Ma il ritorno al dolce clima e alle libertà della California non si avvera e ad Alex non resta che riformulare un piano più efficace di espulsione. Al club femminista, di cui è fondatrice, proporrà la messa in scena de I monologhi della vagina, controverso e radicale testo teatrale di emancipazione femminile composto nel 1996 da Eve Ensler.
Scritto in prima persona in un linguaggio che, pur sottoposto stilisticamente a un attento controllo letterario, si adegua al flusso del parlato giovanile e non risparmia su espressioni colorite e irriverenti, battute sconce, funambolie verbali e spassose scenette, Bad Habits è anche un romanzo intessuto da una fitta rete di riferimenti intertestuali alla cultura pop contemporanea — opere letterarie (molte quelle di riferimento del campo infantile e giovanile), musica, film, teatro… — che vivacizzano la lettura fornendo nel contempo un’immagine a tutto campo di questa bad girl dei nostri tempi.
Durante il lungo e (assai!) accidentato percorso che si snoda nel tentativo di rappresentare I monologhi, il lettore avrà modo di osservare, da un “punto di vista” particolare e privilegiato qual è quello a cui Alex lo costringe, l’ambiente, le abitudini, i rituali e i personaggi della scuola. In questo modo potrà apprezzare le doti, provare simpatia o antipatia per compagne quali la dolce e ostinata Marie Anne o la disciplinata Katie, riflettere sui comportamenti del severo padre Hughes, o stupirsi per il coming out di Dominique, il mitico “Bestione Sdentato”, uno e novanta di muscoli e tanta cattiveria (in campo), nuovo e strategico acquisto della squadra di hockey della scuola… Ma, attenzione, come si renderà conto Alex, e di conseguenza il lettore, le persone, le situazioni, le istituzioni non sono mai unidimensionali e niente è solo come sembra.
TESTO TRATTO DA: LIBER 132 (OTT.-DIC. 2021)
Flynn Meaney
Flynn ha studiato marketing e francese all'Università di Notre Dame, dove ha trascorso molti sabati in piedi sulle gradinate al freddo gelido tifando per una squadra di calcio perdente (Go Irish!) e ha anche seguito i suoi primi corsi di workshop di scrittura creativa. Ha studiato all'estero a Parigi e anche all'University College di Dublino. Dopo essersi laureata a Notre Dame nel 2009 con il presidente Obama come relatore di apertura (e aver fatto con successo spuntini davanti ai servizi segreti sotto la sua veste di laurea), Flynn è tornata a New York per studiare poesia all'Hunter College e uscire con la sua amica ossessionata dai vampiri. Lucila, il cui commento "Ora che i vampiri sono così sexy, possiamo smettere di abbronzarci" ha piantato i primi semi dell'idea di Bloodthirsty. Nel 2012, Flynn ha terminato la sua laurea all'Hunter College e il suo secondo romanzo YA, The Boy Recession.