“Fish Boy”, il mondo sommerso e le sue sorprendenti creature capaci di comunicare un esaltante senso di comunità

Fish Boy

Chloe Daykin; ill. di Richard Jones; trad. di Mario Sala Gallini

Giunti, 2019, 300 p.

€ 14,00 ; Età: da 11 anni

Recensione di Riccardo Pontegobbi

“Mi chiamano Fish Boy. La mia pelle è increspata come le onde. La mia mente ribolle come un mare in tempesta”: si presenta così a Patrick, destinato a diventare il suo più grande amico, il preadolescente inglese Billy Shiel, protagonista di questa intrigante storia ambientata sulla costa del mare del Nord, all’inizio di un autunno dei giorni nostri. Questa turbolenta descrizione, svolta in una “urlata” prima persona (nel  corso del romanzo molti passaggi saranno enfatizzati dall’uso di efficaci grafismi), è già uno spiraglio di lettura del complesso personaggio del “ragazzo pesce”, appassionato di misteri irrisolti come quelli relativi alla scomparsa di cose e persone nella zona del “Triangolo delle Bermuda”, ma pure dei documentari di Sir David Attenborough, con le cui scene intrattiene un continuo dialogo ricavandone una naturalistica filosofia di vita.

Il mare è per lui l’elemento naturale, un protettivo grembo materno in cui immergersi per ritrovare quella fluidità che nella vita sulla terraferma sembra ormai aver perso. Qui, nei suoi già ristretti rapporti con le persone, prevale infatti una sensazione di impotente vischiosità, il contrario di quanto Billy prova muovendosi in quel crogiolo di possibilità che è per lui il fondale marino. Con l’amica d’infanzia il ragazzo non riesce più a comunicare, mentre il bulletto della scuola spesso si occupa di lui; ma è soprattutto la malattia che ha colpito la madre —si scoprirà essere l’encefalomielite mialgica, sindrome pressoché incurabile —che egli vive come uno dei tanti fatti inspiegabili dell’esistenza a far tracollare le sue deboli difese.

Sarà il mondo sommerso, con le sue sorprendenti creature, capaci di comunicare un esaltante senso di comunità, e la pervicace amicizia di Patrick a dare a Billy la possibilità di riconciliarsi con se stesso e con gli altri, anche se per farlo dovrà passare attraverso la scelta estrema tra la vita e la morte. Nella zona grigia tra le due dimensioni  —tra “il tempo sospeso, immobile, al sicuro, per sempre” e il caos di una normale esistenza— Billy danzerà come uno di quei guizzanti pesciolini che l’illustratore, in rigoroso monocolore , ha disseminato sapientemente nel volume.

Testo tratto da: LiBeR n. 122 (apr.-giu. 2019)

Chloe Daykin

Artista, sceneggiatrice teatrale e insegnante. Fish Boy è il suo primo romanzo, premiato nel giugno 2014 in Gran Bretagna con il Northern Writers Award. Ha vinto diversi premi di scrittura creativa tra cui quello dell’Università di Newcastle e i suoi racconti sono stati letti alla BBC R3 Free Thinking.