“Unico nel suo genere”, una storia finemente illustrata sul raggruppare e sul classificare

Unico nel suo genere. Una storia sul raggruppare e classificare

Neil Packer; traduzione di Sara Saorin

Camelozampa, 2022, 48 p. (Le Sinapsi)

€ 25,00 ; Età: da 8 anni

Recensione di Riccardo Pontegobbi

Finora, In Italia, si era potuto apprezzare solo uno dei lavori di Neil Packer: le illustrazioni per l’Odissea, riscritta da Gillian Cross, grazie alla traduzione che nel 2016 l’editore Nord-Sud aveva fatto dell’edizione inglese Walker Books. Non le immagini per l’Iliade, realizzata sempre in collaborazione con Cross, né gli altri (pochi) lavori prodotti per il campo del libro per ragazzi. Il primo di questi nel 1985,”The rest of the day is your own”, pubblicato da Methuen e poi molti anni di assenza, occupati da Packer a lavorare come graphic designer e a illustrare importanti opere per adulti (dal Nome della Rosa al Pendolo di Focault, da Cent’anni di solitudine a Catch 22, e a non farsi mancare nemmeno una limited edition della Divina Commedia) fino a riprendere il suo impegno nei Children’s Books con le citate Iliade e Odissea, proseguire con The Silk Roads, testo di Peter Frankopan per Bloomsbury nel 2021 e finalmente approdare a One of a Kind, meritatamente portato in Italia da Camelozampa  col titolo Unico nel suo genere. Una storia sul raggruppare e classificare.

Vincitore del Bologna Ragazzi Award 2021 per la Non Fiction, il libro di Packer si distingue nel comparto della divulgazione per la qualità del prodotto editoriale (elegante e prezioso è anche per i materiali che costituiscono l’albo  di grande formato a copertina rigida), per le dettagliate e vivaci illustrazioni e non ultimo per il coraggioso impegno dell’autore su un tema di grande complessità.

Non c’è che dire, il tema della classificazione affrontato in quest’opera è di quelli che per vastità, complessità, tradizione e perversità sono capaci di scoraggiare anche i più audaci tra gli interpreti. Si pensi alla enorme mole di teorie e soluzioni che in tema di raggruppamento e classificazione sono state prodotte nei vari campi del sapere fin dall’antichità. Sì, se ne parla e se ne scrive fin dai tempi di Platone (con la teoria del principio della scomposizione per dicotomia) e Aristotele (nella “Metafisica” si inaugurano i concetti di genere e specie), e si prosegue imperterriti lungo tutta la storia della filosofia e della bibliografia, almeno fino a Seicento inoltrato, dopo di che la palla passa al pensiero scientifico, ai più svariati campi del sapere che proprio nell’elaborazione di classificazioni, nell’esercizio delle somiglianze e delle differenze, nell’ordinamento e nella gerarchizzazione degli concetti delle proprie discipline fondano sapere e statuto scientifico. Ma, la compulsività degli esseri umani alla classificazione, rilevata fin dalla più tenera età e confermata anche dalle neuroscienze, non si esaurisce nelle operazioni cognitive esercitate nelle austere stanze delle discipline scientifiche, bensì straripa dando materiale e impulso anche alle più svariate produzioni finzionali.

Arte e letteratura contribuiscono per la loro parte all’arricchimento del pensiero classificatorio;  nel tentativo operato da queste discipline di mettere ordine, di combattere il caos della realtà si sono prodotte innumerevoli liste, inventari, cataloghi, repertori, tassonomie, una lunga storia di tentativi, ovviamente falliti, di esaurire attraverso una variegata arte del rappresentare l’elenco delle cose del mondo.

A questo proposito basti citare l’insuperato Umberto Eco, che nella Vertigine della lista, (Bompiani, 2009) ha dato conto di tutta una tradizione illustre, con esempi tratti da arte e letteratura e ha classificato un buon numero di topoi utili a distinguere gli svariati approcci alla descrizione enumerativa adottati da scrittori e artisti, dalla rappresentazione dello scudo di Achille, presente nel diciottesimo canto dell’Iliade, alla classificazione degli animali stilata da Jorge Louis Borges per la voce di un’inesistente enciclopedia cinese, passando per le vette raggiunte da Rabelais e Verne, per l’audace “inventariatore” Georges Perec, e per il romanzo postmoderno che, come ci ha ricordato Calvino in una delle sue Lezioni americane a tema la “multidimensionalità”, ha imposto l’enciclopedismo come metodo di conoscenza, sviluppando in un’infinita serie di dettagli descrittivi, divagazioni, accumulazioni, una fitta “rete di connessione tra i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo”.

Di un bel po’ di queste connessioni, dettagli descrittivi, divagazioni e accumulazioni si occupa Neil Packer in “Unico”. Arvo, il ragazzino protagonista di questa microstoria per immagini e didascalie, corre (letteralmente) attraverso una serie di grandi pagine completamente illustrate, veri e propri quadri concettuali espressi in forma grafica, che mostrano le connessioni tra alcuni degli elementi costituenti il suo mondo: la sua famiglia, riportata ad albero genealogico, la famiglia del gatto Malcom, espressa in forma di classificazione zoologica, il gruppo ancora più grande del regno animale, o il raggruppamento degli strumenti musicali di cui Arvo utilizza violino e chitarra, i mezzi di trasporto o gli attrezzi, appesi a una scrupolosa e precisa parete attrezzata da officina domestica, gli edifici stilizzati della città raggruppati in base al loro utilizzo, alla loro età e al materiale con cui sono costruiti , una biblioteca, luogo ideale del sapere classificatorio, con gli scaffali in cui riposano libri ordinati per argomento e ogni argomento all’interno del libro, come scatola cinese, ha il suo sviluppo, tale l’arte di cui Packer, con iconografia gattesca, traccia una ironica sinossi. E molto altro ancora, in un accumulo di fitte e particolareggiate immagini tutte da esplorare e nelle quali è possibile esperire il piacere di perdersi, fino al necessario finale in cui l’autore con semplicità, affidandosi a una solitaria immagine di Arvo all’interno di una intera pagina, risolve brillantemente il rapporto finora sotteso e rinviato tra generale e particolare, tra uno e molti.

Quanto a eventuali errori e omissioni, bizzarrie e personalissime interpretazioni, molto opportunamente, in un angolino del colophon, Packard mette le mani avanti e ci avverte di aver fatto del suo meglio per evitarli, sebbene il suo scopo fosse quello di rendere il libro bello e divertente. Obiettivo pienamente raggiunto. Spetta al lettore, se insoddisfatto del risultato, l’onere di riorganizzare il tutto a suo piacimento. Più unico di così!

Neil Packer

Nato nel 1961, lavora come illustratore a Londra dal 1984, con una carriera trentennale nel design publishing e nella grafica pubblicitaria per clienti in Europa, Nord e Sud America e Asia. I suoi lavori sono stati esposti, tra l’altro, al British Museum, alla British Library, alla Royal Academy e al Victoria & Albert Museum. Nel 2021 ha vinto il Bologna Ragazzi Award Non Fiction proprio con Unico nel suo genere, il suo primo lavoro come autore completo. Ma nel mondo dell’illustrazione per ragazzi britannico è già una star, dopo aver illustrato The Odyssey e The Iliad di Gillian Cross e molto altro, tra cui una raffinatissima edizione della Divina Commedia. È stato guest illustrator, in collaborazione con Jim Kay, dell’edizione illustrata di Harry Potter e l’Ordine della Fenice.